Edizione APRILE 2024

Obiettivo portafoglio decorrelato con i passion asset
di Dario Baudo, relatore Teseo.
Una delle parole chiave per chi intende investire con la dovuta attenzione è “diversificazione”. E in questa logica trovano posto tantissimi strumenti finanziari e non dalle più diverse caratteristiche, tra i quali i “passion asset”. Proprio a questo tema è dedicata la Conferenza di Teseo “Passion asset: un sistema piacevolmente alternativo di investire”, che si svolge giovedì 11 aprile dalle ore 11.30 alle 13.30 nella Sala Space 4. Con l’aiuto del relatore, il professor Dario Baudo, che è docente di Teseo presso banche, Sim e altri intermediari finanziari fin dalla sua fondazione, cerchiamo di inquadrare questa tipologia di investimenti.
Professor Baudo, cosa si intende e quali sono i Passion asset oggi più sulla cresta dell’onda?
Le rispondo prendendo in prestito una definizione ricorrente in ambito giuridico; si tratta di investimenti in beni reali ad alto carattere venale, come opere d’arte, orologi, auto d’epoca, gioielli, vini pregiati o beni di lusso, come ad esempio, borse da donna.
Eviterei però di parlare di mode perché, la maggior parte di questi asset, sono ormai oggetto di interesse da parte degli investitori, da diversi decenni.
Ci sono anni in cui l’attenzione dei mass media si è concentrata su alcuni di questi beni, come per esempio gli orologi o gli NFT, ma non considero corretto definire i passion investment come asset sulla cresta dell’onda.
Il fenomeno dei Passion asset è diffuso nel mondo anglosassone e nei mercati emergenti. E in Italia quanto si sta affermando?
Il nostro Paese sconta storicamente un certo ritardo rispetto al mondo anglosassone quando si parla di finanza ed investimenti e, anche in questo caso, non ci sottraiamo ad una tradizione che non definirei positiva. Peraltro, proprio perché da sempre condividiamo con la Francia il primato nel mondo dell’arte e del lusso, i beni prodotti in Italia, hanno avuto grande appeal agli occhi degli investitori. Quindi possiamo definirci eccellenti creatori di passion asset, ma investitori marginali nel panorama internazionale. Tuttavia, da almeno vent’anni, sia pur lentamente, anche gli italiani hanno iniziato a diversificare i loro investimenti, puntando inizialmente su asset class più facilmente riconoscibili, come l’arte, i vini, le auto d’epoca, ampliando negli ultimi anni l’interesse verso beni e forme di investimento legate al mondo dei passion asset.
Che spazio possono avere oggi i Passion asset nei portafogli sposando una logica di diversificazione degli investimenti?
La sua domanda centra esattamente il punto; un investitore che pone al centro della costruzione del portafoglio la decorrelazione, con i passion asset raggiunge sicuramente il suo obiettivo. Fondamentale ricordare però che, nella maggior parte dei casi, si tratta di investimenti illiquidi e di conseguenza i tempi di smobilizzo, a seconda del bene selezionato, potrebbero essere particolarmente lunghi.
Che differenza riscontra tra l’investire su una propria “passione” o su un investimento di tipo più tradizionale?
In prima battuta, la risposta più scontata è l’emotività.
Un’opera d’arte, un orologio, un vino raro, una borsa, rappresentano beni reali che toccano le nostre passioni, gli interessi che coltiviamo. È improbabile che lo stesso possa accadere con gli investimenti in strumenti finanziari tradizionali. Al tempo stesso l’emotività, come ci insegna la finanza comportamentale, è una delle più grandi nemiche degli investitori; quindi, l’importanza del consulente nell’indirizzare verso scelte finanziariamente corrette, diventa ancora una volta fondamentale.
Quindi passion asset sì, ma sotto la guida attenta di consulenti qualificati!